Tramudas

Questa guida è stata progettata e concepita dai GAL Mare Monti, Barbagie Mandrolisai e Ogliastra per far conoscere un aspetto caratterizzante della cultura pastorale sarda, la pratica della transumanza, detta tramuda.

Un’attività che diversamente svolta, a seconda dei tempi e dei luoghi, conserva consuetudini differenti in altre regioni. Un modo di organizzare la propria attività lavorativa che ha portato con sé una concezione del tempo e dello spazio, delle priorità vitali per il mantenimento della propria comunità d’origine intesa come famiglia, ma anche come comunità di appartenenza.

Il duro viaggio annuale del pastore, viste le sue unicità e la ricchezza di rituali, metodi e leggende, può costituire un fllo conduttore per l’esplorazione del turista nella storia, la cultura e l’ambiente della Sardegna.

Nella storia dell’umanità la transumanzaè una pratica antica, difficilmente databile.Secondo fonti francesi (La Maison de la transumance) potrebbe aver avuto inizio circa 11000 anni orsono nelle vaste zone ai confini tra l’Irak, l’Iran, la Siria e la Palestina, contemporaneamente all’allevamento ed alla pastorizia.
Dal vicino Oriente, per diffusione, arriva nelle aree mediterranee e nell’Europacentro-meridionale a sostituire l’economia primitiva di caccia e di raccolta conun’economia produttiva.

Le strade della transumanza sono rimaste immutabili durante i secoli, e non poteva essere altrimenti poiché, nel lunghissimo percorso, gli uomini e le greggi avevano bisogno di nutrirsi e di riposare. Questi percorsi assumevano a seconda delle regioni nomi diversi: vias pecurias(dal lat. pecus), canadas, cordeles in Spagna,arraires in Francia, vie doganali nel Lazio, in Puglia e in Abruzzo tratturi, in Sardegna àndalas, caminus.
In epoca romana l’allevamento degli ovini ètestimoniato, e così pure la lavorazione della lana presso le donne sannite sicuramente giàesperte nell’uso del telaio e della conocchia.

La letteratura romana, come già quella greca, tramanda gli usi e le consuetudini riguardo alla vita rustica in numerosi autori,non ultimo Virgilio con le Bucolichee le Georgiche.La caduta dell’impero romano portò gravi pericoli sulle strade e l’uso della transumanzasi fermò durante l’epoca delle invasioni barbariche, riprendendo attorno al 1000 e avendo una regolamentazione per volontà degli aragonesi, che ritenevano la transumanza un settore trainante.

In Inghilterra si ebbe una forte espansione di tale consuetudine con l’intensificazione dell’allevamento degli ovini da lana e il conseguente aumento delle lavorazioni laniere inglesi. Questa attività economica, col sorgere delle filature industriali,giunse ad influenzare l’allevamento ovino anche nell’area del Mediterraneo. In Sardegna le testimonianze di un’attività di tipo pastorale si possono far risalire alle prime fasi del periodo Neolitico(6000 a.C.). Pur non avendo tangibili testimonianze sulla pratica della transumanza, pare comunque corretto comprendere tale attività nello stile di vita seminomade di queste preistoriche popolazioni. Anche l’economia della più conosciuta e singolare cultura della Sardegna, la Civiltà Nuragica (1800-238 a.C.), si basava sull’allevamento. In questa epoca ilpanorama umano dell’isola si presentavaormai in stabili ed estesi villaggi riunitiin cantoni.Con il bellicoso arrivo dei Cartaginesiprima (VI a.C.) e dei Romani poi (IIIa.C.), una parte delle popolazioni nuragichesi ritirarono dalle coste verso gli altopiani e le alture del centro alla ricerca dellalibertà messa in pericolo dai forestieri.

L’invasione cartaginese dalle coste dilagò nelle pianure dando luogo, dopo aspre battaglie, ad una sorta di “guerra fredda” ben sopportata dalle popolazioni indigene. Diversamente avvenne con l’inarrestabile politica d’espansione agraria deiromani che portò ad un inasprimento delle lotte territoriali largamente riportate dalle cronache militari del tempo. La continua lotta per le terre è testimoniata anche da uno dei più importanti rinvenimenti e pigrafici della Sardegna, la tavola bronzea di Esterzili datata 18 marzo 69d.C., con la quale si poneva fine a lunghi anni di scontri tra le popolazioni dei Patulicenses e Gallinenses. Infatti nel 115a.C. la popolazione dei Patulicenses, coloni campani dediti all’agricoltura, chiesel’intervento romano per porre fine alle periodiche invasioni della tribù pastorale dei Gallinenses. Seguì una campagna militare condotta da Cecilio Metello che portò ad una sistemazione catastale dei territori e ad una definizione dei rispettivi territori e confini. Ma questa sistemazione non venne accettata dai pastoriche la contestarono e ne richiesero l’esibizionein giudizio, senza riuscire ad ottenerla. La tavola di Esterziliè importante perla chiarezza con cui evidenzia la politica economica di Roma in Sardegna, che privilegiava l’agricoltura della pianura a discapito della pastorizia della montagna l’intenzione governativa era di arginarel’allevamento nomade e favorire l’uso stabile delle terre. La politica di controllo del territorio èevidente anche nella storia dell’abitato di Fordongianus. Il villaggio termale assunse per volontà dell’imperatore Traiano il ruolo di Forum, per assolvere la funzione di luogo di raccolta delle popolazioni del corso inferiore del Tirso e di contatto e contrattazione fra gli abitanti della pianurae quelli delle montagne. Il Forum Traiani ebbe evidenti finalità militari egiunse ad essere forti. cato in epoca Bizantina(VI d.C.) quando diventò sede del comandante militare della Sardegna con specifico incarico di controllo sullaBarbagia .Quando nel IX secolo l’impero bizantino cadde vi fu la conquista dell’autonomia e la formazione dei Regni giudicali. Tra il IX ed il XIII secolo si estendel’epoca giudicale e le testimonianze sulla pratica della transumanza sono dificilmente rintracciabili perché le documentazioni si riferiscono a fatti militari o giudiziari.

La mancanza di limiti giurisdizionalitra le diverse popolazioni potrebbe aver favorito la mobilità all’interno degli stessi Giudicati, affievolendo gli scontri. Dal 1324, dopo la dominazione pisano-genovese, l’isola viene posta sotto un regime feudale dai catalano-aragonesi. Il territorio sardo risulta essere fortemente frazionato sino alla caduta del regime feudale del 1836; i vari marchesati e baronati hanno il libero dominio sulle terree al loro interno sono ulteriormente divisi nei diversi comunali e in terreni privati,La libera mobilità dei vasalli è sotto il controllo dei feudatari e tra questi, anche se pare in maniera meno limitata, rientrano i pastori erranti. La politica di sfruttamento agrario è soppiantata dall’avidità dei signori che limitano moltissimo l’uso delle terre comunitarie e hanno un atteggiamento di predilezione nei confronti dei pastori nomadi.Il pastore transumante si serve di pascoli ceduti in afitto direttamente dal barone o marchese cui corrisponde un pagamento in denaro o in natura.Un forte mutamento nelle abitudini contrattuali dei pastori transumanti edi quelli stanziali si ha con l’emanazione dell’Editto delle Chiudende nel 1820 e con la successiva abolizione del regime feudale (1836). Ora che sono aboliti di fatto gli usi delle terre comuni, il pastore deve fare i conti con i nuovi proprietari terrieri che approfittano dello stato di necessità degli allevatori pretendendo compensi di locazioneche equivalgono alla produzione annuale del gregge. In diversi paesi delle zone interne si hanno dei moti di rivolta edelle sommosse nel tentativo di conservarele consuetudini tradizionali dell’uso comunitario del suolo. La pressione sui pastori erranti dal punto di vista fiscale viene impersonata dallo Stato, spesso controparte e sempre astratto e lontano, di cui si conoscono solo le imposte e le leggi. I pastori smettono di praticare la transumanzaa piedi nel secolo scorso, tra la fine degli anni ‘60 e i primi del decennio successivo; ormai le strade appartengon oalle automobili. Ora molti hanno comprato terreni nelle antiche mete delle migrazioni e vi si sono trasferiti, chi alleva nei paesi montani sopperisce alla mancanza di pascolo con l’acquisto di mangimi o fieno. C’è inoltre chi ancora effettua la transumanza, carica il bestiame sui camion ed in massimodue ore vede gli armenti pascolare in luoghimigliori.Le ultime testimonianze della transumanzaa piedi, soppiantata dal trasporto meccanizzato o dall’allevamento stanziale,si registrano tra la fine degli anni ‘60 ed i primi degli anni ‘70.

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